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17 dicembre 1944

Notte sull’11 Marzo 1944, cielo sereno con plenilunio, assenza di vento. Inizio allarme ore 22:58, cessato allarme ore 0:40.
Un aereo isolato sgancia una bomba nella zona della stazione ferroviaria colpendo il deposito locomotive, provocando lo scoppio di una locomotiva in pressione. Perdono la vita tre ferrovieri, per la popolazione faentina fu l'inizio di nove mesi di incubi moltiplicati per quasi cento bombardamenti.Il 2 Maggio 1944, preceduto dal solito allarme, al quale i faentini si erano ormai abituati, vi fu il primo vero e proprio bombardamento su Faenza. Gli Alleati bloccati sul fronte di Cassino e nella testa di ponte di Anzio, iniziarono a bombardare sistematicamente i ponti ferroviari e le stazioni, allo scopo di impedire l’afflusso dei rifornimenti alle truppe tedesche. Anche il nodo ferroviario di Faenza rientrò in questa strategia. Il bombardamento, che aveva come obiettivo il ponte della ferrovia sul Lamone, colpì duramente la zona del Borgo, il Rione Nero e il Rione Rosso, il cavalcavia venne pesantemente danneggiato e gli animi dei Faentini terrorizzati. Il successivo bombardamento non si fece attendere molto, il 13 Maggio gli Alleati tornarono su Faenza e la colpirono nuovamente. Questa volta l’obiettivo era la stazione ferroviaria, le bombe sganciate dai bombardieri americani provenienti da sud-ovest colpirono tutta la città
Quel giorno, il 13 maggio, le cose si svolsero in maniera diversa: scoppiò la prima bomba …, si alzò una fitta coltre di polvere e l'odore di zolfo. Le urla di spavento rannicchiarono chi era riuscito ad entrare nei rifugi. Quando le esplosioni finirono e suonò il cessato allarme, ci fu solo il silenzio.
Sono questi i racconti di chi ha vissuto ed è sopravvissuto a quel giorno.Alle incursioni dei bombardieri strategici, seguirono, con l’avvicinarsi del fronte, quelli dei bombardieri medi e dei cacciabombardieri a supporto delle truppe alleate che avanzavano. Niente fu risparmiato dalle bombe alleate e, ciò che non abbatterono le bombe, fu distrutto dall'esercito tedesco in ritirata.Gli obiettivi alleati erano le vie di comunicazione (ferrovie e ponti) e quindi le zone circostanti furono quelle maggiormente danneggiate. Le vittime fra la popolazione furono circa 370, oltre a numerosi feriti. Furono vittime delle bombe anche diversi palazzi di grande pregio storico, edifici religiosi e istituzioni culturali come il Museo delle Ceramiche e la Biblioteca. Alle distruzione causate dai bombardamenti aerei seguirono quelle causate dal passaggio del fronte: la Torre Civica (ricostruita nei primi anni '50), i ponti, Porta Imolese, Porta Montanara, Porta Pia, e alcuni campanili.All'arrivo delle truppe Neozelandesi, il vecchio Borgo d'Urbecco era per buona parte raso al suolo ed in situazioni analoghe versavano i rioni Rosso e Nero. Fu meno danneggiata la zona del Rione Verde graziata dalla mancanza di obiettivi considerati strategici, ma venne gravemente danneggiata “Villa Stacchini”, così come il vicino Ospedale.

Enzo Casadio, Massimo Valli e Nicola Giada

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1944 i bombardamenti a Faenza – I danni e la ricostruzione della Biblioteca

 

La Seconda Guerra Mondiale portò anche nella Biblioteca Comunale dolorosissime distruzioni.
L’Istituto rimase regolarmente aperto fino ai primi di novembre del 1944, subendo solo la rottura di alcuni vetri a causa di bombe esplose nelle vicinanze. Per motivi di sicurezza fu infine chiuso e si murarono le aperture verso la via Manfredi.
L’11 novembre una granata sfondò il soffitto dell’Aula Magna.
Il 17 novembre i Tedeschi minarono il campanile della chiesa dei Servi, facendolo saltare nella mattinata.
Il 20 novembre altre bombe colpirono il lato sud del primo chiostro, distruggendo tre salette a sinistra dell’Aula Magna.
Ai primi di dicembre anche la medesima Aula Magna fu di nuovo colpita; le capriate lignee precipitando, sfondarono il pavimento e distrussero anche la volta della cantina posta sotto le stanze del pianoterra.
La sera del 9 dicembre 1944 si sviluppò un incendio nella parte centrale del palazzo. Le fiamme furono appiccate dolosamente dai Tedeschi, mediante l’uso di liquidi infiammabili e provocarono la distruzione quasi completa del corpo centrale. Le belle scansie dell’Aula Magna andarono in cenere così come i 32.000 volumi lì conservati. Fortunatamente le raccolte faentine, i manoscritti di maggior pregio e gli archivi erano conservati altrove..
Pochi giorni dopo la liberazione di Faenza il CLN dispose lavori urgenti per salvare i libri e gli arredi ancora integri, ma rimasti esposti alle intemperie o sepolti sotto le macerie. Furono anche restaurati provvisoriamente tetti e pavimenti e ripristinato in parte l’impianto elettrico. Queste opere furono messe in atto dal 26 dicembre 1944 al 17 febbraio 1945 e furono rimborsate con 25.331 lire dalla ricostituita Giunta municipale.Il recupero dei libri fu svolto da alcuni studenti liceali e dal prof. Zavatti della Biblioteca di Ferrara, che era rimasto tagliato fuori dalla propria città per il passaggio del fronte.La volontà di ricostruire al più presto portò a riaprire una piccola sala di lettura già in quello stesso inverno del 1945; ad essa si accedeva tramite un ponticello di legno, essendo crollato un tratto del pavimento in cima allo scalone. La saletta  fu allestita con alcuni tavoli, sedie e una stufa e fornita delle opere di maggiore consultazione.
Il 14 settembre 1945 l’Ing Arturo Tanesini redasse una prima perizia estimativa dei danni che furono quantificati in sette milioni di lire.
Nel 1946 il Ministero dei lavori pubblici stanziò due milioni per i primi interventi; nel frattempo il Comune svolse alcuni lavori urgenti per lo sgombero delle macerie, l’abbattimento di pareti pericolanti e il restauro delle coperture, per la cifra di 2.200.000 lire.
Nel corso del 1946, ottenuto dall’Amministrazione comunale qualche rinforzo per iniziare il lavoro di riordino e la schedatura dei libri, Piero Zama riuscì a ripristinare la sala di lettura piccola (attuale sala Sabbatani) e la sala di consultazione.
Nel 1947/1948 furono ricostruiti i muri portanti della parte centrale del fabbricato e il solaio al primo piano, mentre rimasero momentaneamente esclusi il coperto dell’Aula Magna, il soffitto a volta della sala cataloghi e il solaio portante del pianoterra.
Il secondo stralcio dei lavori iniziò nel 1950; il ripristino e il restauro della Biblioteca si protrassero per quasi tutta la prima metà degli anni Cinquanta.

(tratto da: S. Saviotti,
L’edificio dalla metà dell’Ottocento ai giorni nostri, in La Biblioteca comunale di Faenza. La fabbrica e i fondi, Faenza, 1999)

 

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 Questa mostra e stata realizzata grazie alla collaborazione di Enzo Casadio, Massimo Valli, Nicola Giada, Daniela Simonini e Mattia Calderoni

Le immagini provengono dall'Archivio della Fototeca Manfrediana del DLF, dalla collezione di Massimo Valli ed Enzo Casadio, dalla collezione del Dott. Veniero Casadio Strozzi e dal fondo fotografico della Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza