Statuti della città di Faenza del 1410 e confermati da Gian Galeazzo Manfredi il 31 dicembre del 1413. Copia notarile del XVI secolo. Codice cartaceo. 
Faenza, Biblioteca Comunale, Documentazione Archivistica.

Si tratta dei più antichi statuti comunali pervenutici, anche se l'esistenza di codici regolamentari della comunità faentina è documentata a partire dal 1220. Per la loro stesura Gian Galeazzo Manfredi incaricò una commissione di giuristi locali, che rielaborarono anche le precedenti «consuetudines~> civiche. Insieme ai coevi statuti di Brisighella e della Contea della Val d'Amone si possono ritenere il più rilevante lascito giuridico di tutta la signoria manfrediana e una legittimazione della propria autorità nel duplice ruolo di vicari pontifici di Faenza e di conti della Val d'Arnone. La data dell'approvazione signorile deve assegnarsi al31 dicembre 1413 e non 1414, come si legge nel testo e a lungo accettata dagli eruditi locali, dal momento che il computo degli anni di Cristo pare calcolato con lo stile della Natività coniugato con l'indizione romana, che, scattando entrambi al 25 dicembre, implicano la retrodatazione di un'unità negli atti compresi fra il 25 e il 31 dicembre. Per l'edizione critica si rimanda a Statuta civitatis Faventiae, a cura di G. Rossini e con introduzione di G. Ballardini, Rerum Ila/icarum Scriplores, 2. ed., val. XXVIII parte V, Bologna, Zanichelli, 1929-1930.                                                         
                                                                                                                                                        Marco Mazzotti


La corsa del palio, detto bravium, è regolata nelle rubriche 43 e 44 del libro sesto, nell'ambito delle pubbliche offerte che le autorità dovevano tributare in occasione di alcune solennità religiose. 

ms. Statuti della città di Faenza del 1410